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lunedì 16 febbraio 2015

Noi non facciamo arte, noi facciamo cadaveri: riguardo la conferenza Bonelli al LC&G 2014

Originariamente apparso su Isola Illyon.

Lucca Comics&Games, Sabato 1 Novembre, ore 13.00: Conferenza Bonelli sulla seconda stagione di Orfani, serie presentata proprio durante il Lucca C&G del 2013.
E vuoi non partecipare? No, in sala ti ci fiondi.
L’aneddoto divertente al riguardo è che della conferenza sapevo qualche giorno prima, visto che Lucca C&G ha messo tutto il programma online. Quindi ho potuto guardare la cartina e prepararmi il percorso. Sapevo perfettamente dove era localizzata la Sala Tobino, la avrei potuta indicare sulla mappa ad occhi chiusi… e sono riuscita a perdermi comunque, pur dopo esserci passata davanti quella mattina.
Gradi a sopravvivenza? Pfff! Ho fatto 1 sul dado.
Arriviamo in sala alla fine degli applausi dell’incontro precedente: siamo in orario, grazie agli Eterni. Prendiamo posto nelle prime file e iniziamo a chiacchierare. Ad un certo punto, sulla scia delle ciarle, mi volto verso Felpa Gialla, il ragazzo che ho a fianco, e gli chiedo cosa ne pensa di Orfani (sono sempre brava ad attaccar bottone con gli sconosciuti che non rivedrò mai più).
Felpa Gialla, il mio eroe di turno, conferma i miei sospetti. Da appassionato di Orfani commenta: “È un buon prodotto, ma i primi volumi sono molto stereotipati, cosa che non ci si aspettava dalla grande pubblicità che hanno fatto alla serie. Pensavo di trovare un prodotto innovativo, e invece… bisogna aspettare il quinto volume, la metà della serie quasi, per avere i veri colpi di scena. Da lì la storia parte alla grande, pregna di citazioni. E sinceramente è una serie che da Bonelli non mi aspettavo, ma che rilancia bene questo editore.”
Credo che il suo sia il pensiero che hanno un po’ tutti quelli che hanno seguito questo titolo, da lettori o da osservatori. Tuttavia, accantoniamo un attimo le riflessioni sull’andamento di Orfani a favore della conferenza.

conferenzabonelli
Da sinistra verso destra: il relatore, Emiliano Mammuccari, Roberto Recchioni, Mauro Uzzeo, Franco Busatta, Annalisa Leoni.
Non si è parlato specificamente di Ringo, la seconda stagione, il cui primo volume è uscito a metà Ottobre, perché se vuoi dire qualcosa senza fare troppi spoiler, devi riferirti necessariamente alla prima stagione e così è stato fatto.
Una cosa fra le più importanti dette da Roberto Recchioni (creatore del soggetto, della trama e sceneggiatore della prima stagione) è che finalmente si torna ad una fantascienza che usa il futuro per parlare delle problematiche del presente. Una cosa che, in effetti, la fantascienza classica ha sempre fatto, basti pensare a G. Orwell e R. Bradbury, ma anche a tanti altri. Poi questo carattere si è forse un po’ perso, portando il genere ad essere più che altro intrattenimento. Con Orfani, la SBE (Sergio Bonelli Editore, ma a Recchioni piace di più la sigla) riporta il genere alla sua importanza “sociale” e, in effetti, guardando la trama con mente consapevole, si ritrova molto del nostro presente.
Nella prima stagione si affronta una crisi, la stessa della Spagna e non a caso i protagonisti sono spagnoli. I bambini, che rappresentano il futuro, vengono presi e addestrati, omologati e mandati a combattere: è quello che succede anche nella realtà, fra l’instradamento culturale della società e la sempre presente guerra in Medio Oriente. Quella più famosa, perché i conflitti sono ormai estesi a quasi tre quarti della superficie terrestre. Certo, il rimando a prodotti come Starship Troopers e all’alienazione di cui parla Full Metal Jacket è ovvio, ma i responsabili di Orfani non ne hanno mai fatto mistero.
Nella seconda stagione, Ringo, il tema diventa più introspettivo, complice anche il cambio di sceneggiatore: Recchioni ha infatti ceduto la penna a Mauro Uzzeo. Il fumetto si scolora della guerra, ma acquista il dramma di un Orfano ormai invecchiato e lontano dal fonte che, tornato a casa, non trova altro che una dittatura e vane speranze. Lui cercherà di rivelare la verità, per ottenere una rivoluzione da “dieci minuti”, rabbia che si spegne immediatamente, perché la speranza, per quanto falsa, ha più attrattiva della disperazione. E anche questo è un tema che rispecchia la società, in questo caso quella italiana, che preferisce sperare in un governo funzionante, piuttosto che guardare in faccia alla realtà, e che accetta 80 euro simbolici, piuttosto che pretendere quello che è suo: il lavoro, una casa di proprietà, un futuro per i propri figli.
Sì, devo dire che con occhi più consapevoli Orfani acquista la frase “dovrebbero farlo leggerlo nelle scuole, imporlo come lettura educativa”. Forse dovremmo smetterla di credere che la rivoluzione sia una cosa del passato, una cosa negativa, una cosa brutta: la rivoluzione serve per cambiare le cose, in discussione dovrebbero essere solo i mezzi con cui farla.
La SBE passa quindi l’esame su tutta la linea, tentando di portare una rivoluzione letteraria, dedicata innanzitutto al pubblico giovanile.
ringoorfanibonelli
La copertina del primo volume di Ringo, la seconda stagione di Orfani.
Riprendendo il discorso dell’eroico Felpa Gialla, che ci dice da appassionato che Orfani stagione 1 ingrana dalla metà in poi, Recchioni ci conferma questa impressione, in quanto afferma lui stesso che fino al sesto volume non avevano idea precisa di dove portare la storia. In sostanza, hanno creato dei personaggi e li hanno buttati nel tritacarne (letteralmente, vista la quantità di morti).
E questi protagonisti sono l’antitesi dell’eroe bonelliano. Generalizzando, i protagonisti di solito si dividono fra eroi e antieroi. Quelli creati da Recchioni e che hanno preso vita grazie alla penna di Emiliano Mammuccari, sono invece veri e propri antagonisti, perché il male non è dove pensiamo inizialmente: gli alieni diventano un pretesto, vengono sfruttati da un “male” molto più vicino che crea gli Orfani per i suoi scopi.
Penso sia stato anche per questo che nella serie dedicata a Ringo hanno voluto cambiare registro, passando dal fumetto “guerresco” a quello più “introspettivo”. Un altro motivo per cui Recchioni ci presenta la stagione 1 come un unico enorme “volume 0” che descrive al pubblico la genesi di un solo personaggio. Abbandonando lentamente tutti gli altri, emerge con forza solo Ringo.
Ad aiutare la nuova dimensione assunta dalla serie c’è anche un netto cambio nel disegno e nella colorazione, i quali diventano più scuri e caotici. Mammuccari ci comunica che in questo caso, per quanto dispongano di una “bibbia di Orfani” e di tutti i dettagli di paesaggi e personaggi, manca una reale pianificazione delle tavole. Ci tiene però a specificare, parole sue, che non fanno le “cose a cazzo”. Ovvero, ci spiega Recchioni, il cambio grafico è funzionale alla storia e vuole essere sperimentale, trasmettendo l’idea di una testata “viva e in grado di rinnovarsi, e più di pancia che di testa”. Senza contare, aggiunge Mammuccari, che questa volta la coerenza grafica viene raggiunta proprio attraverso il colore.
A mio parere questa capacità del team creativo di Orfani di rinnovare il prodotto si vede già a partire dalla storia, che impone a tutti loro di mettersi in gioco in modo del tutto diverso rispetto alla prima stagione, anche con tempistiche molto più strette. Per il curatore sono due anni, per lo sceneggiatore è un anno e mezzo, per i coloristi sono solo 12 mesi, come ci fa notare Annalisa Leoni (la responsabile dei colori). Franco Busatta, che ha lasciato molto spazio agli altri intervenuti, ci racconta delle loro preoccupazioni riguardo alle scadenze e alla richiesta continua di allargare le tempistiche: non ci sono riusciti, Ringo è uscito regolare quando era stato programmato, il mese dopo il numero 12 di Orfani, costituendo il numero 13 della testata. Busatta si è detto molto soddisfatto di non essere riuscito a rinviare e, di conseguenza, ha elogiato il grande impegno del team.
Ad impreziosire ulteriormente la serie c’è quello che secondo me è un enorme pregio: la sceneggiatura molto filmografica, le inquadrature dinamiche, la tavola completamente dedica al paesaggio, l’uso dei campi lunghi e il tentativo di seguire sempre i personaggi, in modo da immergere lo spettatore… ops, il lettore, nelle loro corse a perdifiato e nel terrore della guerriglia. Grazie a questo, il passaggio a motion comic è stato semplice e quasi doveroso. Mammuccari ci ragguaglia sul fatto che, prima di curare questo progetto in collaborazione con Rai Com, praticamente non aveva idea della risultanza di un motion comic. Si è dunque aggiornato con i prodotti americani e ha sperato fino all’ultimo che i suoi collaboratori non inserissero lo strano 3d usato per i motion comic (capelli che fluttuano, labbra che si muovono, ciglia che sbattono): aspettative soddisfatte, perché la trasposizione di Orfani è perfettamente un “2d”. Il motion comic di Orfani, per la regia di Armando Traverso, andrà in onda su Rai4 a partire da Dicembre, ma è stato presentato al Lucca C&G, con ottimi risultati e tanto apprezzamento da parte del pubblico. Lo stesso Recchioni si ritiene pienamente soddisfatto delle scelte sonore e l’unica imposizione fatta a Traverso è stata il suono delle armi, che ci teneva fosse esattamente come l’aveva pensato.
Fra le purtroppo esigue domande poste al riguardo di Ringo, ce ne è stata una particolarmente interessante: perché far muovere i personaggi da una città all’altra?
Infatti, all’interno degli albi si viaggia da Napoli verso il nord dell’Italia, cioè dalla frontiera verso il cuore della distruzione, al contrario di quello che tendenzialmente avviene in caso di racconti post-apocalittici. Questo si riaggancia al discorso della critica sociale, visto che sembra configurarsi anche come una fuga dall’ipocrisia del popolo, che vuole restare cieco, sordo e obbedire alla dittatura.
Recchioni risponde solo che in fondo la scelta di Napoli era ovvia, visto che l’apertura di Orfani era stata proprio con la devastazione di tutta l’Italia, eccezion fatta da Napoli in giù. Inoltre, questo aiuta a dare alla critica nel fumetto una dimensione più “italica”. Alcune città sono ovvie scelte, ma non è il caso di Lucca, che compare in Ringo come sorta di tributo al Lucca Comics&Games, che già l’anno scorso ha permesso alla SBE di presentare il suo nuovo prodotto ad un ampio pubblico.
Mammuccari specifica la volontà di non ritrarre le città con i loro attributi e monumenti classici. Togliendo loro le caratteristiche “da cartolina”, si ottiene l’effetto di luoghi che rappresentano qualsiasi luogo, non un punto specifico su una cartina. Quelle città sono tutte le città del mondo, tutti i luoghi in cui il popolo ha perso qualcosa: libertà, famiglia, futuro. In questo senso, la Leoni ribadisce l’impegno dei coloristi di caratterizzare ogni città con un colore particolare.
Uzzeo conclude il discorso aggiungendo che le tematiche scelte per ogni albo si esauriscono al suo interno, rendendolo quindi quasi autoconclusivo. La scelta di cosa trattare in ogni numero è dipesa anche dal luogo, una commistione di caratteristiche che ci aspettiamo essere esplosiva.

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Come dimenticare la partecipazione di Lorenzo “LRNZ” Ceccotti al progetto Orfani? Il design dei Corvi è, secondo me, uno dei più riusciti.
In conclusione, una conferenza breve, ma densa e molto divertente, impregnata dalla passione del team creativo di Orfani e da una lunga serie di aneddoti sul making of. Su tutti risalta un Recchioni particolarmente prepotente, in senso buono, ed esuberante, che è riuscito a tenere banco con battute e riflessioni, quasi monopolizzando l’incontro.
Ci ha fatto molto sorridere il racconto di Uzzeo, che è a nostro parere la massima espressione della loro passione, della singolarità che circonda un artista e del modo di lavorare creativo e dinamico. Certo, mettendosi nei panni del povero Mauro, sms come “li ammazzo tutti” alle due di notte magari non sono il massimo, anche perché giustamente il malcapitato si chiede: “chi? I vicini? I fan che hanno spammato sulla sua pagina? I critici criticoni? Chi?”.
La risposta, ovviamente, la troverete fra le pagine di Orfani.

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