Loki & Thor : Fratelli di Sangue
Capitolo 2: Prigionìa
-Per la prima volta
entro in questo palazzo da padrone.- sorrise beffardo Loki
spalancando le porte della sala del trono. Vi entrò tronfio e a
testa alta. Mentre percorreva la lunghezza del salone i suoi passi
risuonarono cupi contro le pareti, sommergendo il più esiguo rumore
fatto dalle guardie e dal piccolo seguito che era stato ammesso a
seguirlo. Il Mistificatore approvò compiaciuto la scomparsa dei
simboli di Odino, sostituiti da stendardi dei suoi colori, verde,
nero e dorato. Si fermò ai piedi della scalinata che lo avrebbe
condotto al trono, assaporando appieno il momento -Potete immaginare
la sublime soddisfazione... la certa, dolce consapevolezza di aver
infine ottenuto ciò che così a lungo ho bramato?- sussurrò dolce,
salendo lentamente la scala. Si voltò a guardare la sala e le
persone ferme in atteggiamento deferente -No...- si rispose,
prendendo posto sullo scranno -Nessuno di voi può nemmeno immaginare
come posso sentirmi, ve lo assicuro.-
Nei suoi ricordi,
non era mai stato così appagato. Nei suoi ricordi, suo fratello e i
suoi amici si burlavano di lui. Spesso Thor lo metteva in ridicolo e
Sif, la bella e prode Sif, non perdeva occasione di ricordargli
quanto fosse infimo.
Successe ancora, una
sera in cui si trovarono a bere insieme. Presto la discussione si
spostò sui meriti e sulle mancanze. Ognuno aveva avuto qualcosa da
dire. L'amabile Balder si era vantato della sua abilità e nella sua
grazia nel maneggiare la spada. La nobile Sif del suo coraggio e
della determinazione con cui aveva sgominato orde di nemici, senza
mai ripiegare o abbandonare il fianco di Thor. E Thor aveva
interpellato Loki: di quali imprese egli poteva vantarsi?
-Le mie imprese, non
sono certo sotto gli occhi di tutti.- rispose Loki con un tenue
sorriso, smorzato immediatamente dalla fragorosa risata degli altri.
-Quindi la tua
lingua vale più delle nostre spade?- lo canzonò Sif.
-Io non...-
-Avanti, fratello,
rispondi. Con i tuoi sotterfugi sembra che tu non faccia altro che
scappare.- rincarò il Dio del Tuono stringendo un braccio intorno
alla vita della guerriera. Balder si tenne in disparte, osservando la
scena con biasimo -Forse non è così? Forse non comprendiamo il tuo
genio e la tua grandezza?-
-Sì, è sicuro.
Come potremmo comprendere un codardo?- aggiunse Sif, una stilettata
che arrivò dritta al cuore del Mistificatore.
-Lavoro per i Nove
Regni esattamente come voi!- gridò Loki avvampando di rabbia -Perché
un giorno mi sarò guadagnato il trono e...- e la mano di suo
fratello si strinse attorno al suo bavero. Lo sollevò senza fatica,
la guerriera ridacchiò sprezzante.
-Ammira colui che
sarà signore di tutto! Non sei impressionata dalla sua grandezza,
Sif?- domandò Thor smargiasso.
-Certo, mio amato,
tremo tutta...-
-Burlati pure di me,
ora che puoi, fratello, ma verrà un giorno...-
E quel giorno era
arrivato, constatò il Laufeyson corrugando la fronte, ma quanta
amarezza dentro di lui. Quanta acredine nei ricordi di cui era
prigioniero da sempre.
Lo distrasse
l'esitante richiamo di una guardia.
-Cosa c'è?- domandò
a labbra strette.
-Mio signore, ti
prego di volgere la tua attenzione alla sicurezza del regno. Con
Heimdall in catene non c'è nessuno a custodire il Ponte Arcobaleno.-
spiegò il soldato chinando profondamente il capo.
-Io... mi occuperò
del problema.- rispose Loki con disapprovazione.
-Mio signore...-
intervenne una voce femminile.
-Chi altri adesso?-
sbuffò il nuovo sovrano di Asgard voltandosi stizzito. Una donna si
avvicinò allo scranno, salendo alcuni gradini.
-La tua fedele
Amora, mio signore. Di certo non mi avrai dimenticata...- replicò
con un sussurro seducente. Per un istante, il Mistificatore si
concesse di sorriderle grato -Come non avrai dimenticato le promesse
fatte quando hai cercato il mio aiuto per ottenere proprio ciò che
ora sostiene il tuo peso.- aggiunse rapida, spegnendo la letizia del
Dio.
-Non ti ho
dimenticata, Incantatrice. Avrai la mia gratitudine e ben più di
essa.- il tono del Mistificatore si fece secco, le labbra assunsero
una piega dura -Sei giunta in tutta fretta per reclamare la tua
ricompensa, dunque?- si domandò se, invece, non fosse che la maga
stesse portando notizie dal regno.
-Sì, mio signore. E
non sono la sola.- stirò un sorriso beffardo, sottolineando con un
ampio gesto la dozzina di guerrieri alle sue spalle, mercenari che
non piegarono il ginocchio davanti a Loki.
-Ognuno avrà ciò
che ho promesso.- il Laufeyson strinse i denti con forza, serrando
gli occhi. Il viso dai lineamenti lunghi e appuntiti si fece arcigno
e severo -Oro a chi ne ha domandato, armi a chi ne ha chieste,
artefatti a chi li ha desiderati. E a te il tuo amore, Amora.-
-A me Heimdall.- lo
corresse l'Incantatrice con una leggera risata. Colmò la distanza
che la separava dal trono e appoggiò le mani sui braccioli,
sporgendosi verso il sovrano. Gli occhi verdi di Loki si fissarono in
quelli altrettanto verdi e brillanti di Amora. Passarono diversi
attimi senza che nessuno dei due abbassasse lo sguardo -Mi avevi
promesso il Guardiano, eppure le spade al soldo lo hanno trascinato
nelle prigioni e ora Heimdall giace in una cella.- gli ricordò con
un sibilo adirato, stringendo le mani al legno dello scranno.
-Heimdall era un
pericolo per la mia presa di potere.- rispose pacato il
Mistificatore. Si domandò se l'Incantatrice si fosse mai accorta di
quanta passione, quanta rabbia e quanto dolore metteva nel parlare
del guerriero -Sarà liberato, se giurerà fedeltà. Chi regna non è
di suo interesse, no? O non hai fiducia nel suo buonsenso?-
-Non ho fiducia nel
tuo buonsenso, mio signore.- rimbeccò la donna sbattendo un pugno
sul bracciolo e facendosi indietro di nuovo. Loki roteò lo sguardo
con una smorfia -Hai preso il potere, hai incatenato tuo fratello e
lo hai mostrato al popolo. Al posto che ucciderlo seduta stante, hai
promesso un'esecuzione pubblica.-
-Sarà di esempio.-
il Mistificatore scrollò le spalle con disinteresse -Parlerò con
Heimdall, il regno ha bisogno del Guardiano del Bifrost.- aggiunse in
fretta, vedendola aprir bocca nuovamente. Con un gesto imperioso
della mano anticipò la successiva protesta -Non mi importa se
riavendo il suo ruolo si negherà a te per la seconda volta. Se non
desidera una sposa, io non gliela imporrò.- Amora gli scoccò
un'ultima occhiata gelida, ma restò zitta, scese a ritroso i gradini
e si voltò verso i mercenari.
-Andiamocene.-
annunciò e i guerrieri si divisero in due fila. Sfilò in mezzo a
loro e, con addosso lo gli occhi incerti della piccola corte, varcò
per prima i portali della sala del trono.
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