Originariamente apparso su Isola Illyon.
Le domande riguardo a questo film partono dalla locandina: ma cos’è sta roba?! Un poliziotto-robot… eh vabbè. |
Quindi, da quelli che saltano fra i vari punti della Terra, a quelli che…non saltano. Ma corrono tanto, tantissimo. La prima cosa contro cui lo spettatore di 2035 impatta senza scampo è l’enorme quantità di azione. In quindici minuti di film, si sono picchiati quattro volte. Detto così può sembrare che il prodotto scada nella banalità più nera, ma no… poi si picchiano sempre di meno e la trama riemerge.
I Dinozord: ve li ricordavate tutti? Tigre dai denti a sciabola, Triceratorpo, T-rex, Pterodattilo e Mammut: la mia infanzia. |
“2035: The Mind Jumper?! Ma chi è l’idiota che ha sbagliato il titolo di questo articolo?! Il film si intitola Nightmare City 2035!”
Sì, il film si intitola Nightmare City 2035 negli altri paesi, ma non in Italia, in cui evidentemente è d’uopo rivoluzionare i titoli, cambiarli completamente, alterarne il senso. Anche perché, ora, in tutta sincerità, quando io ho visto nel titolo “mind jumper” pensavo che ci fossero in mezzo dei telepati o non so che. Magari entravano in una realtà virtuale, oppure erano IA che si spostavano all’interno di coscienze…ma non avrei mai potuto indovinare la trama! Certo, è vero che neppure “nightmare city” è molto indicativo, anche perché esiste un Z-movie che si intitola così! Però per lo meno capisci fin dall’inizio che Nightmare è il nome della città, ti metti l’anima in pace, intuisci che qualcosa di quel posto non va e va bene così. Ma “Mind jumper”…in Italia dobbiamo proprio perdere il vizio di interpretare a caso i titoli. Cioè, mi sembra come quando è uscito la seconda pellicola dedicata a Thor. In America e nel resto del mondo: Thor – The Dark Reign. In Italia: Thor – The Dark World. Cioè, ma dico: vi divertite a prenderci tutti per i fondelli? Se lo dovevate lasciare in inglese, lo lasciavate in originale, no? Geniali, come al solito. Ci dobbiamo distinguere, sempre nel male.
2035: The Mind Jumper o Nightmare City 2035, che dir si voglia, per la regia di Terence H. Winkless. E chi accidenti è questo? Un signor regista (non proprio). Ha all’attivo molti film assolutamente sconosciuti, tra cui The Westing Game che ha vinto un premio al New York Festival Award, ma le vere chicche devono ancora arrivare. Infatti, ha diretto alcuni episodi di Pacific Blue (una serie di poliziotti in bicicletta… oh miei Dei!) e di (udite, udite!) Mighty Morphin’ Power Rangers, la prima serie, quella con i Dinozords. Quanti ricordi, questo per me è un momento molto imbarazzante, non infierite nei commenti, vi prego.
La fighissima protagonista che spara raggi laser dagli occhi. “La domanda non è cos’è, la domanda è perché?!” |
L’ultima sembra una domanda banale e inutile, ma con una trama che parte da una dittatura imposta attraverso le illusioni, quando la liberazione arriva mostrando a tutti la bruttezza del “mondo vero”, vorremmo sapere come le persone prenderanno il cambio totale della loro condizione. Sembrerebbero felici che il tiranno è stato sgominato…ma quando i tiranni cadono tutti esultano. Il problema è il dopo: quando tu precipiti dalla tua condizione di supposto benessere direttamente nella pattumiera per le strade… sei davvero felice di aver scoperto la verità? Chiederai di tornare nell’illusione e spegnerai il cervello? Oppure ti rimboccherai le maniche per migliorare la tua condizione e quella di tutti gli altri?
Alla fine, penso che il vero valore aggiunto di questo film siano le domande che lascia e i quesiti che propone. 2035 è un film distopico, perché in quel futuro la società è totalmente assoggettata ad un’utopia corrotta e negativa, mezzo per il controllo di massa, piuttosto che chiave di un reale benessere. Infatti, gli individui sono controllati attraverso microchip celebrali che inviano al cervello l’immagine di una città perfetta e permettono, in modo illusorio, la realizzazione di se stessi. Grazie al microchip tu diventerai un grande “qualsiasicosavorrai”, è questo lo slogan con cui quello strumento viene presentato.
Credo che questi temi, sia il controllo sociale che l’illusione del benessere e della realizzazione di sé, siano quanto mai attuali. In parte perché ormai, fra i mezzi a disposizione e la grigia crisi in cui siamo precipitati, sentiamo forte il richiamo verso la concretizzazione delle nostre aspirazioni (e a volte ci crediamo molto migliori di quello che siamo in realtà). Dall’altro, la nostra stessa società vive un’illusione: quella del benessere, ma anche quella della democrazia. Un tema che ci tocca da vicino, soprattutto in Italia, dove viviamo ormai solo di false speranze, pur continuando a dimostrarci il popolo di oziosi procrastinatori che siamo dagli albori della nostra storia.
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