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lunedì 16 febbraio 2015

Intervista a Mauro Uzzeo: noi non facciamo cadaveri, noi facciamo la rivoluzione

Originariamente apparso su Isola Illyon.

orfaniringobonellimaurouzzeo

Dopo l’interessante conferenza Bonelli dedicata a Ringo durante il LC&G14, ho avuto il piacere e l’onore di intervistare una delle menti dietro la seconda stagione di Orfani: Mauro Uzzeo, che si è dimostrato estremamente disponibile e si è lasciato importunare per ben più di mezzora, regalando a me e a voi un’intervista molto interessante.
Ma chi è Mauro Uzzeo? Noi ne parliamo in relazione alla sceneggiatura della seconda stagione di Orfani, ma i prodotti in cui è stato coinvolto sono tanti e vari.
Per la Sergio Bonelli Editore ha curato diversi episodi di Dylan Dog, per l’Editoriale Aurea, John Doe (ne sceneggia la stagione conclusiva con Roberto Recchioni, ideatore di Orfani).
Ha sceneggiato video musicali di artisti italiani come i Tiromancino, Jovanotti e i Planet Funk e anche di artisti stranieri come Coolio & Snoop Dogg, ha curato spot televisivi come quelli della Coca-Cola, della Vodafone e della “Particella di Sodio” dell’Acqua Lete.

È approdato anche nell’editoria indipendente con il Velo di Maya per Montego, Alta Fedeltà per Edizioni BD e Wonderland per la Nicola Pesce Editore. Ha diretto alcuni cortometraggi, fra cui Il bambino che ha spento le stelle.
In Italia è noto per aver affiancato Iginio Straffi nella realizzazione delle avventure delle Winx e per il kolossal in CG Gladiatori di Roma, collaborando in questo progetto con la Rainbow Cgi (di cui ha fatto parte fino al 2012 come direttore responsabile del reparto creativo). Per il cinema ha inoltre curato gli effetti visivi de L’ultimo terrestre (per la regia di Gipi) e sta scrivendo due lungometraggi per la Wildside.
Scrive per Repubblica XL e, come se il curriculum non fosse già ricco, è stato premiato al Future Film Festival, ai Castelli Animati e al tedesco Animago.
Se volete vedere qualche suo lavoro, è lui ad aver curato la regia del video del nuovo singolo di Bungaro ft. Paola Cortellesi, “Dimentichiamoci”.
Ma per capire chi sia davvero questa strana persona, mi affido a quel che lui stesso dice di sé sul suo blog: “Quel tizio che scrive da quando era bambino e sempre per la stessa esigenza: raccontarsi con la scusa di raccontare. Confondersi tra tanti personaggi per scongiurare la paura che quello sia proprio lui.[…] Nasce il 25 agosto del 1979 cominciando malissimo e migliorando man mano”.

Alert! L’intervista contiene qualche spoiler. Pochi, ma ci sono e sono necessari a capire il contesto.
Se vi sentite molto River Song, evitate di proseguire!

Ciao Mauro, grazie mille per l’intervista che ci hai concesso e ben approdato sulle pagine digitali di Isola Illyon! Partiamo subito con le domande scomode. La fantascienza in Italia è un genere un po’ morto, ma sembra finalmente essere stato rinfrescato da Orfani: cosa rappresenta per voi questa testata? Che obiettivi vi siete posti?
Ciao a tutti! Se la fantascienza buona è quella che usa il futuro come scusante per mettere in luce le ombre del presente, quella che preferisco io è la fantascienza che si concentra sulle persone piuttosto che sulle battaglie fra pianeti e razze aliene. E Orfani: Ringo è la storia di un uomo che ha combattuto su altri pianeti, ha scoperto che la realtà è diversa da quello che gli avevano raccontato e, per questo, ha dato il via a una rivoluzione che avrebbe dovuto cambiare il mondo, ma che di fatto si è sciolta in un bicchier d’acqua. Questo perché la gente si addormenta laddove i governi inventano facili speranze. Orfani nasce fin da subito come una testata fortemente politica. Roberto Recchioni nella prima stagione racconta la crisi che ha investito l’Europa. I protagonisti sono quasi tutti spagnoli proprio perché la Spagna è stata la prima nazione a cadere sotto i morsi della crisi. In questa seconda stagione ha scelto invece di concentrarsi sul nostro Paese, provando a creare uno specchio delle problematiche odierne. La scelta è stata fatta, ovviamente, con la speranza di riuscire a parlare ai lettori – soprattutto a quelli più giovani – continuando comunque a farli divertire.

In quale filone della fantascienza potremmo inserire Orfani?
La prima stagione di Orfani si inserisce nel filone della fantascienza bellica, ottimamente rappresentato da libri/film come Fanteria dello spazio [Starship Troopers], Full Metal Jacket e videogiochi come Halo. Ed è puro pane per i denti di Roberto, che però ha gusti lontanissimi dai miei. È proprio per questa differenza di sensibilità che Roberto mi ha chiamato a bordo per questa stagione. Per tematiche e atmosfere, Orfani: Ringo si rifarà invece più agli scenari disperati e apocalittici di The Last of Us o a quel capolavoro che è The Road di Cormac McCarthy, uno dei miei scrittori preferiti. Se domani finisse il mondo, nessuno ti direbbe cosa è accaduto esattamente, ti troveresti spaesato e il tuo obiettivo sarebbe soltanto sopravvivere il più a lungo possibile e, come in The Road, salvare il tuo unico bambino… e con esso il futuro.
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La copertina del secondo volume di Ringo: Nulla per Nulla!
Orfani e Ringo hanno design molto accattivanti, che a tutti gli appassionati di fantascienza (e non) hanno ricordato una quantità di prodotti indefinita. Ma le citazioni che si nascondono al loro interno sono davvero solo ai prodotti sci-fi?
Il discorso delle citazioni è sempre molto complicato perché, in genere, i lettori tendono a dimenticare che chi racconta attinge sempre ad un bacino di archetipi che ricorre nei secoli. Per farti l’esempio più chiaro di tutti, lo spunto iniziale di questa seconda stagione è più facilmente rintracciabile nella Filumena Marturano perché, proprio come in questo importante classico del teatro italiano, anche Ringo si troverà a dover crescere e proteggere tre bambini sapendo solo che uno dei tre è il suo, ma non sapendo quale.
Viviamo un’epoca in cui è difficile fare ipotesi concrete sul nostro futuro, dove tutto è precario. Per questo vogliamo mettere in scena la fatica di un uomo, un tempo un Orfano, che scopre di essere diventato padre in un mondo ormai condannato.
Per quanto riguarda invece “citazioni” più recenti, non ce ne sono di dirette. Roberto è un autore postmoderno che mastica e rivomita cinema e fumetti a volontà, io sono molto più distratto. Per esempio, Alien è il mio film di fantascienza preferito, ma non saprei davvero citarne le battute a memoria!
Nel gruppo di ribelli che vediamo nel secondo albo di Orfani: Ringo, qualcuno potrà pensare ai ribelli di Star Wars, ma io giuro che avevo in mente più quelli di Robin Hood… che in fondo sono la stessa cosa.
No, l’unica cosa che ho davvero citato sono dei dialoghi presi dai libri e dai diari di Gino Strada, una delle figure più importanti e controverse di quest’ultimo secolo: quando leggerete l’albo probabilmente riuscirete a capire il contesto in cui sono state inserite.

Non fraintendere la domanda: io adoro le citazioni. Tuttavia, molti hanno tacciato Orfani di scopiazzare in modo fastidioso molte altre opere. Cosa ne pensi? È davvero possibile creare prodotti totalmente innovativi senza usare riferimenti anche casuali ad altri lavori?
Io credo che in narrativa il prodotto totalmente innovativo non è mai esistito. Chiunque racconti una storia si scontrerà con qualcun altro che, qualche anno prima, aveva sentito qualcosa di simile in un bar.
Nella narrativa popolare, cui anche Orfani appartiene, è davvero impossibile innovarsi al cento per cento, proprio perché, a sua volta, l’opera “pop” si nutre di tutto ciò che fa parte dell’industria dell’entertainment.
E questo non da oggi, sia chiaro! Sergio Bonelli, col suo alias Guido Nolitta, scriveva racconti di Zagor in cui riversava tutto l’entusiasmo che provava guardando i film western e gli horror dell’epoca. Qualche anno dopo, Tiziano Sclavi, su Dylan Dog si divertì a giocare, dimostrando a tutti quanto Terminator raccontasse praticamente la stessa storia della leggenda ebraica del Golem.
La narrativa popolare vive dei suoi precedenti, l’importante è che sappia essere sempre al passo coi tempi, aggiornandosi ai gusti e ai palati contemporanei.

Qual è il più grande pregio di Orfani? Cosa dovremo aspettarci da Ringo?
Roberto e Emiliano Mammucari con Orfani sono riusciti a far riavvicinare una gran fetta di adolescenti ai fumetti italiani della Bonelli. Questa era la loro “missione” e questo è quello in cui sono riusciti meglio. Hanno portato all’attenzione del lettore generalista alcuni tra i più grandi talenti underground del disegno, hanno mostrato al lettore classico di fumetti Bonelli un linguaggio diverso e hanno imposto, nella più importante casa editrice italiana, un uso del colore lontanissimo da quello tradizionale.
Queste sono alcune delle vittorie che un esperimento simile ha portato al fumetto popolare italiano.
La divisione in stagioni, inoltre, permette di capovolgere tutte le carte in tavola. Quindi, quello che dovrete aspettarvi da Ringo è qualcosa di immediatamente successivo a Orfani, ma anche, allo stesso tempo, completamente diverso. E così sarà per la terza stagione.
Aspettatevi battaglie, ma anche albi completamente introspettivi. Aspettatevi scenari disperati, ma anche ambientazioni sconvolgenti e poi, sì, sesso, violenza, androidi pazzi e vendicativi e tanto, tanto romanticismo.
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Uno dei Corvi, i personaggi che a mio parere hanno il design più accattivante di tutto Orfani e Ringo. Belli, neri e con particolari fluorescenti che illuminano il costume… e danno una nota tanto sci-fi, quanto cyberpunk.
In Internet si parla continuamente del flop di Orfani e Dragonero, le due serie Bonelli più innovative e rivolte ad un pubblico giovanile. Eppure sembrate intenzionati a proseguirle e voi elogiate il successo ottenuto. Sorge il dubbio che ci siano stati fraintendimenti sui dati di vendita…
Su Internet si dice anche che gli aerei passano sulla mia testa per lavarmi il cervello, per cui io mi godrei la rete più dal punto di vista di un gigantesco e bizzarro reality dove tutto può succedere.
Per quanto riguarda i fatti, invece, tempo fa si sono letti alcuni dati di vendita che, seppur arrotondati per difetto, erano corretti. Ma il punto non è il mero dato numerico, quanto la chiave di lettura di questi dati. Il primo numero di Orfani ha venduto qualcosa come 55mila copie. Considerato che testate che hanno esordito successivamente hanno venduto meno, può considerarsi un successo l’idea di distribuire i numeri zero di Orfani e Dragonero nei Gamestop? Forse sì. Forse no. Forse hanno influito positivamente le tematiche fantasy/fantascientifiche che si riallacciano a un certo immaginario più giovanile?
È ancora presto per tirare le somme in questo senso, per capire se si tratti di casi o di un nuovo sistema. Le vendite di Orfani si sono assestate su una media di 30mila copie al mese, ma col primo numero di Orfani: Ringo, che è un numero uno anomalo, si sono vendute circa 45mila copie: un risultato molto superiore al previsto. E questo è incredibile per una testata che non ha ricevuto altra pubblicità che quella, di un mese, sul sito della Bonelli e nella terza di copertina dell’ultimo numero della prima stagione.
Il primo numero di Orfani: Ringo è un numero uno anomalo in quanto è stato promozionato come una nuova serie, poiché rivelarne anche solo il titolo avrebbe significato spoilerare ai lettori un dettaglio saliente con mesi di anticipo rispetto alla conclusione della prima stagione. Tecnicamente è come dire che è un vendutissimo numero 13, e se questa magia si ripetesse a ogni inizio stagione sarebbe un buon modo di mantenere desta l’attenzione verso la testata! A questo aggiungici l’effetto di ritorno che si avrà grazie al motion comics, che uscirà a breve su Rai4, e ad altre iniziative che saranno presto annunciate. Non male per una serie che ha esordito solo un anno fa.
Se a questo ci sommiamo il fatto che la terza stagione è in stato di produzione avanzata, con uno staff di autori di prim’ordine, e che si comincia a ventilare l’ipotesi di una quarta… direi che la Bonelli ha uno strano modo di reagire ai flop!

Forse perché Orfani non è stato il flop che il popolo di internet ha supposto, ma anzi una grande innovazione per il fumetto italiano.
Poi Mauro, disperato, mi ha chiesto se quella posta era l’ultima domanda, ho avuto un po’ di pietà per lui e, sapendo di essere una creatura orribile, ho deciso di non stressarlo oltre, anche perché era atteso dagli amici e c’erano con lui anche la compagna e lo Zagor-bimbo. Non posso che rinnovargli i miei ringraziamenti per la disponibilità dimostrata (durante l’intervista e nella fase di assemblaggio di questo pezzo), per la simpatia, la spontaneità e la passione con cui ha risposto alle domande.
Comunque è veramente raro trovare persone con tanta passione e questo, secondo me, è il più grande dei motori della Sergio Bonelli Editore… o SBE, come piace chiamarla a Roberto Recchioni.

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