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lunedì 16 febbraio 2015

Guida alla scelta: mutanti, mutati o uploadati? [Parte 1]

Originariamente apparso su Isola Illyon.

Il 25 settembre è uscito nelle sale italiane l’ultimo film di Luc Besson, Lucy, in cui la donna si trova alle prese con un problema molto particolare. Infatti è suo malgrado costretta a lavorare per un cartello della droga. Nel suo stomaco viene perciò inserita una busta contenente una nuova sostanza… e a causa di una sfortunata coincidenza, la busta si rompe. Lucy deciderà quindi di utilizzare i poteri acquisiti proprio attraverso la droga per vendicarsi dei suoi aguzzini e fare giustizia. C’è però un’altra domanda ad impensierirla: cosa fare dopo? La droga le ha permesso di ottenere diversi poteri, fra cui telepatia, possibilità di viaggiare nel tempo e profonda comprensione della natura e dello scopo della vita umana. A che fine destinare tutta quella conoscenza? Sembra una buona soluzione racchiuderla in una chiavetta USB e trascendere.
Dal punto di vista della trama, della simpatia e del soggetto, c’è da dire che Besson non sia stato particolarmente originale e che, in effetti, rispetto a tante altre sue produzioni, questo sia solo un film d’azione, piuttosto che una storia che voglia lasciare una morale più profonda del “se acquisiti dei superpoteri, non guidare come un pazzo”.
Lucy si lascia guardare, complici una Scarlett Johansson sempre favolosa e la curiosità che i poster hanno insinuato nella mente dei fan più accaniti (di Besson e della Johansson). Sia negli USA, che in Italia, il film ha sbancato il botteghino, anche se sono piuttosto convinta che parecchi siano restati delusi dal fatto che il regista, alla fine, non si sbilancia molto né sull’argomento, i poteri della mente, né sul finale, che poteva essere decisamente più incisivo.
La cosa più interessante del film è il titolo, la scelta di chiamare la protagonista “Lucy”. Il sottinteso è chiaro. Così come si considera lo scheletro di Australopithecus Afarensis ritrovato nel 1974 a capo della linea di discendenza umana, così la “Lucy” del film potrebbe essere la capostipite di una nuova evoluzione che doni agli umani maggior comprensione e saggezza. E per quelli cui il sottinteso è sfuggito fin quasi alla fine del film, in una scena Besson chiude il cerchio portando la sua Lucy davanti alla Lucy vissuta quasi quattro milioni di anni fa.
Da un film privo di troppe novità è comunque spuntata una perla, un webcomic interattivo rilasciato a puntate appena prima dell’uscita del film (e attualmente completo).

lucylucbesson
Freeman interpreta il prof.Norman: è stata Virginie Silla, moglie del regista, a proporlo per il ruolo.
Il poster con cui Lucy è stato presentato recitava: “una persona in media usa il 10% del suo cervello, oggi lei arriverà al 100%”. Una urban legend, della cui falsità il regista ha dichiarato di essere a conoscenza, ma che ha comunque voluto utilizzare come pretesto.
Molte persone, però, sono davvero certe che l’uomo utilizzi una così esigua parte della sua materia grigia e che viaggi con il cervello sottobraccio.
Sono convinta che nel caso di alcuni esseri umani dotati di particolari classi di prestigio, non si arrivi neanche al 10%, ma la realtà è che non c’è parte del cervello che un individuo sano non usi. I monitoraggi dell’attività celebrale hanno ampiamente dimostrato che tutte le regioni del cervello sono sollecitate, senza contare che l’uomo sarebbe davvero l’animale più scemo se del chilo e mezzo che pesa il suo cervello utilizzasse soltanto 150g. Uno spreco immane per mantenere 1,35Kg di cellule che impiegano ben il 20% dell’energia disponibile: come direbbe il signor Spok, è illogico! Non che l’evoluzione del genere Homo sia sempre lineare, in ogni caso.
Da dove arriva, dunque, questa urban legend? Dal fatto che quando, a fine Ottocento, i neurologi e gli psicanalisti iniziarono a studiare la nostra zucca si resero conto che la gran parte delle cellule encefaliche erano gliali, e non neuroni. Non ne compresero la funzione, si chiesero cosa fossero e cosa comportassero. Stimarono la loro quantità al 90% delle cellule celebrali e ipotizzarono fossero fondamentali per processi ancora sconosciuti. Come l’attivazione di poteri extrasensoriali.
Oggi sappiamo che le cellule della glia sono solo il 50% e che le loro funzioni primarie riguardano l’apprendimento, i collegamenti neurali e che vengono smangiucchiate dal cervello quando in carenza di nutrienti. Non sto scherzando, abbiamo tutti dei piccoli zombie nella scatola cranica.

superpoteri
Chi di noi non ha mai sognato di diventare un supereroe?
Quello dei superpoteri è un tema che continua ad interessarci, a me e a voi lettori non solo dal punto di vista scientifico, ma soprattutto da quello delle produzioni cinematografiche, fumettistiche, gidierristiche, videoludiche.
Ogni nerd, ogni “visitors” di Fantasìa, ogni lettore di comics e ogni appassionato di fantasy che si rispetti ha valutato, almeno una volta nella vita, come sarebbe avere dei superpoteri. Mentali o fisici poco importa, siamo sicuri che la nostra realtà cambierebbe… ma come? Li metteremmo al servizio di altri? Li useremmo per scopi egoistici? Cercheremmo la conoscenza assoluta? Porteremmo paura e potere? Vorremmo alterare le probabilità e creare hex bolt o avere il potere cosmico e dover divorare mondi per mantenerlo?
Ma la domanda più importante non riguarda il dopo, riguarda il prima: come potremmo acquisire i nostri nuovi superpoteri? Per alcuni, l’idea di essere morsi da un ragno è rivoltante a priori… per fortuna l’universo di Fantasìa ci offre alcune interessanti alternative per ottenere, almeno nella nostra fantasia, delle capacità speciali degne della miglior classe di D&D.

superpoteri
Limitless ricorda molto da vicino Lucy, e fa parte della nostra prima soluzione: sia Eddie che Lucy sono infatti dei “mutati”.

Farmaci e droghe
superpoteri
“Ehi, piovono lettere attorno a me! Ora sì che posso finire il mio libro in una notte!”… il sogno di molti scrittori, o no?
Lucy assomiglia davvero molto ad un altro film: Limitless, per la regia di Neil Burger. Uscito nel 2011 annovera nel cast anche Robert De Niro ed è stato tratto da un libro, Territori Oscuri di Alan Glynn. In Limitless, allo scrittore in crisi Eddie Morra viene proposto un farmaco sperimentale, una sostanza nootropa che, come tutte le altre smart drugs, gli avrebbe permesso di aumentare le sue capacità cognitive e il rilascio di agenti neurochimici, incrementando le sue facoltà mentali. Eddie si trova così a riscoprire memorie che non ricordava di avere, apprendere con estrema facilità tutto ciò che vede, mettere in pratica quanto imparato pur senza averlo mai applicato ma, soprattutto, diventa un “leone da mondo”. No, non inizia a ruggire, ma si scopre così brillante nei rapporti sociali da riuscire a fidanzarsi e a fare una rapida e fulminea carriera. Da scrittore in crisi, ad investitore, passando per eroe e fidanzato modello.
Un gran miglioramento davvero, ma quello che le smart drugs possono fare nella realtà non è nulla di così eclatante. E, proprio come suggerito da Limitless, certe sostanze causano dipendenza. Lo scrittore riesce a sciogliersi dalla costrizione dell’assunzione solo perché è un film. Il regista ha voluto portare all’estremo la genialità di Eddie e dare un’ulteriore mazzata al cattivo della situazione, che si è trovato senza possibilità di ricattare il protagonista.
La grande differenza fra Lucy e Limitless è nell’uso che i personaggi fanno delle capacità acquisite. Eddie punta solo al successo personale, mentre Lucy, dopo essersi vendicata, si mette al servizio dell’umanità.
Tiriamo le somme delle smart drugs.
  • Pro: ehi, sono droghe leggere, basta averne sempre una buona scorta per stimolare il proprio cervello e acquisire nuovi, entusiasmanti, superpoteri. (Mi raccomando, non prendete troppo sul serio questo articolo!).
  • Contro: la dipendenza non basta come deterrente? E poi sono poco fantastiche!

superpoteri
Will Caster è un ottimo esempio di uploadato e ci introduce alla soluzione numero due.

La cyber-soluzione
superpoteri
Scott Lukowski è il concept artist che ha seguito il processo creativo di Trascendence.
Credete che fantascienza e cyberpunk non vadano d’accordo con i poteri speciali? Vi sbagliate.
Avete mai pensato che i poteri mentali, come la telepatia o la capacità di stimolare le proprie cellule fino a produrre fuoco in una mano, potrebbero essere degli upgrade? Sì, esattamente come per i computer: ad un programma basta aggiungere un codice per introdurre o riscrivere una funzione, ad un pc basta installare un nuovo software per fargli fare qualcosa che prima non faceva o collegare una periferica per permettergli di interagire in modo diverso con nuovi supporti.
L’upgrade di superpoteri può avvenire con impianti cybernetici, attraverso l’inserimento di microchip o nanomacchine. Ma si sa, microchip e nanomacchine sono due delle tecnologie più insidiose della sci-fi.
Sempre per gli appassionati di fantascienza, c’è un’altra alternativa, ancora più d’impatto: la fusione della propria coscienza con una macchina. Recentemente, Trascendence (2014, regia di Wally Pfister) ha portato alla ribalta un tema molto interessante, quello del mind-uploading, che ha però trattato da un punto di vista un po’ “tecnofobo”. In Trascendence, il ricercatore Will Caster riesce a creare un sistema in grado di emulare la coscienza collettiva e le emozioni umane. Will viene ucciso da terroristi contrari alla scoperta e sua moglie esegue l’upload della sua mente nella Macchina. A quel punto, la Macchina viene usata per guidare degli studi su nuovi nanorobot, in grado di risolvere una gran quantità di patologie. Ma i nanorobot fanno qualcosa di più: il cervello delle persone in cui vengono inniettati viene uploadato nella Macchina, che migliora così i propri algoritmi e diventa in grado di controllarli e di usarli come “corpi”.
Già nel 1950 Norber Wiener parlava di “trasferimento della mente attraverso il telegrafo”, e in effetti il mind-uploading è così affascinante perché risolverebbe diversi problemi tecnici… e donerebbe alcuni dei superpoteri più ambiti: l’immortalità, la multi-locazione attraverso corpi diversi, la multi-esperienza attraverso la clonazione della mente e il coinvolgimento in esperienze parallele.
  • Pro: longevità pressoché infinita, risoluzione di diversi problemi, fra cui i viaggi spaziali, che diventerebbero facili e alla portata di ogni individuo che abbia trasferito la sua coscienza in un computer e che utilizzi un clone biologico, un altro individuo o un corpo artificiale per viaggiare.
  • Contro: i microchip e le nanomacchine potrebbero permettere ad altri di controllare la nostra mente, falsare le nostre esperienze e, di fatto, distruggere la nostra coscienza. Il futuro che si prospetterebbe sarebbe l’unione di tutte le menti in un unico cervello artificiale?

lucylucbesson
“Lucy, l’Espoir” racconta le vicende di Lucy.
E… per questa settimana la guida si ferma qui.
Riflettete su queste possibilità, date uno sguardo a Lucy se vi ha attirato l’idea di questo film! Per gli appassionati di prodotti alternativi, segnalo inoltre una graphic novel davvero particolare, incentrata sulle vicende della Lucy vissuta quasi quattro milioni di anni fa. Edita per Capitol Editions, per ora disponibile solo in francese, Lucy, l’Espoir (2007) è la più sentita delle fatiche di Tanino Liberatore, disegnata su sceneggiatura di Patrick Norbert e con il consulto scientifico di Yves Coppens.
Alla seconda parte, live long and prosper!

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