Loki&Thor: Fratelli di Sangue
Capitolo 6: Ciò che voglio veramente
Il
tramonto stava calando su Jotunheim insieme ad una luminosità
biancastra. Tutto, pian piano, stava venendo immerso nell'ultimo
bagliore abbacinante, prima che la notte calasse, e il ghiaccio e la
roccia diventassero neri.
Anche
nel gelido regno di Jotunheim le stelle brillavano nel cielo e una
figura solitaria, avvolta in un'ampia cappa grigiastra e seduta fra
le macerie di una vecchia torre di guardia, osservava i primi pallidi
lucori rischiarare la volta celeste. Su quella cengia isolata non
restava altro da fare, se non godere del piacere del silenzio.
La
quiete venne rotta da un rumore di zoccoli. Un cavallo si era
lanciato al galoppo lungo la cresta e, per ignorare il pericolo di
scivolare nel crepaccio, il cavaliere doveva avere davvero molta
fretta.
-Notizie...
notizie da Asgard!- tuonò la voce cavernosa del messaggero. L'uomo
spostò la lancia che stringeva e continuò a gridare a perdifiato
-Loki Laufeyson ha deposto il Padre di Tutti...- la figura ammantata
si voltò a fissare il corridore -...ora è Loki a regnare. Notizie
da Asgard!- proseguì, superando la cengia e lanciandosi verso il
tratto discendente di costone.
-Loki...-
mormorò con un brivido la figura ammantata. Si alzò, iniziando a
camminare con passi sicuri, avviandosi a ritroso lungo la strada
percorsa dal cavaliere.
Anche
ad Asgard il sole era ormai vicino all'orizzonte e la pietra del
palazzo reale aveva assunto un tono rossastro, sanguigno.
-Mio
signore... non mi aspettavo...- balbettò un corpulento mercenario
affrettandosi a chinare il capo davanti a Loki.
-Le
mie scuse, carceriere. È mio desiderio rendere visita a mio
fratello.- ribatté il sovrano scendendo alcuni gradini. Il soldato
lo fissò incerto, tentato dal dire qualcosa. Infine scrollò il capo
e rivelò la botola che conduceva ai piani ancora inferiori.
-Come
desidera il mio signore, ma temo che non vi offrirà gran compagnia.-
l'uomo afferrò una torcia e iniziò a scendere -Non una parola è
uscita da quelle labbra tumefatte da quando è stato condotto
quaggiù. Mi auguro possa recuperare presto un po' di carattere o la
sua esecuzione sarà uno spettacolo alquanto noioso.- commentò
lasciandosi andare ad una breve risata. Loki sbuffò.
-Esecuzione!
Perché tutti quanti si aspettano da me la sua fine?-
-Chiedo
perdono, mio signore. Non sono certo degno di indovinare la vostra
volontà.- si affrettò ad aggiungere il mercenario.
Il
soldato continuò a tenere alta la torcia. La luce si rifletteva
sull'umidità delle pareti e più scendevano, più l'acqua si
addensava sui gradini e negli anfratti della roccia, a volte
scorrendo in rivoli, altre gocciolando dal soffitto. La scala era
molto lunga, un'ennesima misura di sicurezza voluta dai primi
costruttori del palazzo reale per ostacolare la fuga di quanti,
rinchiusi nel livello più basso, fossero riusciti a liberarsi dai
ceppi. Ma Thor, Loki lo sapeva bene, era troppo provato dalla
sconfitta per poter riuscire a spezzare i vincoli. Da quella scala
non sarebbe mai risalito da solo. Mai.
-Ecco
la cella del figlio di Odino, mio signore.- la voce del carceriere
spezzò le riflessioni del Mistificatore -Desiderate entrare? Vi
assicuro che in lui non è rimasto nulla che possa rappresentare una
minaccia per voi.-
-Anche
se fosse non avrei certo esitato.- replicò il sovrano assottigliando
lo sguardo. Faticava a controllare la rabbia, strinse la mano attorno
alla lancia -Ti dimentichi, carceriere, che sono io ad aver sconfitto
mio fratello, e non il contrario.-
-Ancora
una volta vi chiedo perdono, mio signore.- l'uomo si inchinò.
-Concesso,
e ora lasciami, per il momento desidero soltanto osservare, ma dammi
quelle.- Loki strappò l'anello di chiavi dalle mani della guardia,
congedandola con un'occhiata dura. Ascoltò i passi allontanarsi e
fece scorrere il pannello dello spioncino. Appoggiò le mani sulla
porta, osservando all'interno.
Buio,
tanfo di umido e urina. L'acqua gocciolava insistente con un suono
irregolare, soverchiando il più lieve cigolio proveniente dalle
catene. Già, le catene. Dopo che aveva arrestato Thor con la magia,
ci erano voluti una decina di mercenari per trattenerlo e legarlo ai
ceppi con cui lo avevano trascinato nella cella e ora il Dio del
Tuono era completamente bloccato, costretto sulle ginocchia ferite.
Bloccato,
sanguinante e incosciente, rifletté il Laufeyson. Non c'era niente
in quella figura che potesse testimoniare la forza del guerriero che
era stato. Ora era un prigioniero, un ostacolo per la corona e, a
breve, sarebbe stato anche un morto. Il primo e l'ultimo, sperò.
Loki
sentì di nuovo la rabbia crescere, con un grido sbatté le mani
sulla porta. Solo la propria morte, o quella di Thor avrebbero
spezzato il cerchio? Come poteva esserne sicuro?
Il
Dio degli Inganni si voltò verso i gradini. Salì i primi, poi pestò
a terra la punta del bastone. Il colpo rimbombò cupo. No, era sceso
con l'intenzione di parlare a suo fratello, non con quella di
scappare un'altra volta. Da quando la guerra era iniziata non si
erano scambiati più che insulti, ma ora – ora che Hela pretendeva
il proprio premio – aveva bisogno di capire.
Tornò
indietro e infilò con foga le chiavi nella toppa. Quattro scatti
metallici e la cella si aprì. Scostò la porta con lentezza, temendo
quello che avrebbe trovato, ed entrò in silenzio, chiudendosela alle
spalle.
-Fratello.-
sussurrò incerto, abbassando lo sguardo. In un angolo non troppo
recondito della sua anima, gli schiaccianti eventi che aveva messo in
moto lo disorientavano. Nell'arco di poco era passato dalla sicura
posizione di manipolatore all'ombra dell'amato Thor, a quella di
osteggiato re di Asgard, un ruolo che si stava rivelando più
fastidioso del previsto. Ma aveva ancora il controllo della
situazione, questo pensiero gli rese il solito sorriso arrogante
-Fratello!- chiamò con più forza.
-Acqua...-
farfugliò il Dio del Tuono agitandosi nell'incoscienza.
-Stupido
scimmione.- il sorriso divenne incolore. Loki impugnò la lancia di
Odino con la mancina e lasciò che il potere di Jotunheim fluisse
dentro di lui. Lentamente le dita della mano destra divennero blu e
la mutazione si arrampicò pian piano lungo il braccio, la spalla, il
collo, ricoprendo metà del suo viso. L'umidità dell'aria si
condensò in brina, poi in cristalli di ghiaccio. Era tentato di
scagliargli in faccia la massa solida, ma Thor aveva chiesto acqua.
Li lasciò sciogliere di nuovo e mosse il braccio in un gesto rapido.
L'acqua
investì il prigioniero con tutto il suo pungente gelo e il guerriero
si riebbe con uno scatto. La sorpresa si mutò presto in furia quando
incrociò gli occhi del Mistificatore, uno verde e l'altro rosso
brillante.
-Lurida
serpe.- ringhiò Thor strattonando le catene senza successo. Loki
sospirò, lasciando che il potere da gigante del ghiaccio si
disperdesse -Stirpe maledetta!- sbraitò mentre la pelle del
fratellastro tornava del solito colore.
-Non
sprecare fiato in ringraziamenti.- replicò atono, stringendo la mano
all'asta della lancia.
-Avvicinati,
così posso porgerteli i miei ringraziamenti! Vigliacco traditore.-
-Thor,
sono qui per parlare con te, non per insultarci...-
-La
tua esistenza è un insulto!- gridò il guerriero tirando le catene.
I rostri entrarono nella carne, strappandogli un gemito di rabbia e
dolore.
-Se
tu stessi fermo...-
-Stai
zitto!-
-Dove
la trovi tutta questa energia? Stavi morendo fino a qualche istante
fa e ora... ti faccio bene, quindi?- il Dio degli Inganni ricambiò
con un'espressione spenta, lasciandosi andare all'ironia, l'unico
scudo possibile contro le invettive di Thor.
-Dove
sono gli altri? Cosa hai fatto loro? Sif? Dov'è Sif?-
-Sif.-
Loki si pentì di non averlo colpito con il ghiaccio. Strinse le
labbra, si aggirò per la cella e, dopo aver scelto un punto più
pulito degli altri, materializzò uno scranno. Si sedette
pesantemente, fissando il fratello -Non mi chiedi come sta il regno,
né come stiano tuo padre e tua madre, ma mi domandi della nobile
Sif.- sputò le parole con sprezzo. Il Dio del Tuono strinse lo
sguardo -Cosa pensi le sia successo?-
-Lei
è la guerriera più abile di Asgard, nel tuo piano malato sarà
stata sicuramente la prima da uccidere. Dimmi, serpe, ti sei fatto un
cuscino con la sua chioma?-
-Sarebbe
stato cattivo gusto sprecare una preziosa chioma nanica per farne un
cuscino.- la stupidità del combattente gli strappò una lieve
risata, ma non gli restituì la quiete -È ancora viva, ma cosa temi
le sia stato fatto?-
-Loki.-
ringhiò Thor agitandosi ancora, incurante delle ferite sempre più
profonde. Aveva il cuore in tumulto. Sif era fondamentale per la
sicurezza del regno almeno tanto quanto Heimdall il Guardiano, o
forse di più. Se il Dio del Tuono fosse morto, ma lei fosse restata
in vita, le truppe non avrebbero esitato a seguirla se avesse
reclamato il comando per riprendersi il trono di Asgard. Se entrambi
fossero morti, invece? Ed era la sua migliore amica, questo gli
bruciava ancora di più. Di tutti i suoi compagni, chi era ancora
vivo? Chi era stato ucciso? Chi stava venendo torturato o
oltraggiato, mentre lui era lì, in quella cella, ridotto
all'impotenza? -Dimmi cosa hai fatto a Sif, dimmi cosa hai fatto a
tutti!-
-Cosa
temi le sia stato fatto?- ripeté l'Ingannatore con tono subdolo.
-Loki!-
-Thor.
Conosciamo i nostri nomi. Rispondimi, cosa temi le sia stato fatto?-
-Potresti
averle fatto qualsiasi cosa... conoscendoti, non ti limiteresti mai a
rinchiuderla.-
-Fratello,
la mia domanda è specifica. Comprendo sia difficile per te capirlo,
ma io vorrei sapere cosa hai paura che io le abbia già fatto o fatto
fare. Non dimentichiamoci che alle mie dipendenze ci sono dei
mercenari. E Amora.-
-Le
hai rubato di nuovo la chioma...- biascicò con vergogna. Lui era lì,
impotente. Quel pensiero era così forte da stordirlo.
-E
poi?- incalzò Loki. Gli occhi verdi brillarono bramosi.
-L'hai
posseduta...-
-Non
offendermi!- sbottò il sovrano agitandosi nervoso sullo scranno -O
almeno non offendere nostra madre.- Frigga, solo pensarne il nome gli
faceva male. Prima o poi avrebbe dovuto confrontarsi anche con lei e
temeva quel momento più di qualsiasi altro.
-Ma
non ti faresti scrupoli a darla in pasto ai tuoi soldati.- Thor sputò
contro il fratellastro. Il Dio degli Inganni mosse una mano per
pararsi con la magia, ma lasciò perdere. Sangue e saliva lo
colpirono sugli stivali.
-Ottimi
consigli.- sorrise pallido il Mistificatore -Visto che mi sento a
disagio al solo pensiero di farlo io, bisognerà pur trovare qualcuno
in grado di chiuderle quella bocca.- a Thor sembrò mancare il fiato.
-Tu
non...-
-Oh,
sì. Pensavo di disarmarla, farla picchiare un po' e regalarla ad
Amora. Lei la odia da... beh, da sempre, in particolare da quando la
hai preferita a lei. Dovrò deludere l'Incantatrice, temo.-
-Loki...-
il tono del Dio del Tuono era stentato -Ti prego, Sif è...-
-La
peggiore?-
-Cosa?-
-La
peggiore fra i tuoi amici, quella che si è sempre sentita in dovere
di allontanarci. Quella che ci ha fatto arrivare a questo.- la
rabbia, eccola di nuovo. Strinse le dita al bracciolo dello scranno,
fissando il fratello con durezza. Sembrava stupito, frastornato,
confuso almeno quanto lui.
-Tu
ci hai fatto arrivare a questo punto!- esplose Thor -I tuoi inganni,
le tue insinuazioni, il tuo odio! Quelli ci hanno portato a questo!
Per cosa? Per governare un regno che non ti rispetterà mai?-
-Io.-
sibilò il Dio degli Inganni. Rise gelido -Io, vero? Io ero felice.
Avevo un padre, una madre che mi adorava, un fratello che mi amava.
Come non essere felici? Tu parli di inganni, ti lamenti di aver
subito i miei inganni... e non ti sei mai chiesto chi è stato il
primo ad essere ingannato.-
-Nostro
padre...-
-No,
tuo padre!- urlò Loki alzandosi di scatto. Coprì rapido la distanza
che lo separava dal fratello e puntò la lancia contro la sua gola
-Nostra madre, tuo padre.- sussurrò freddo -Sai chi è stato il
primo a venire ingannato? Io.-
-Odino
non te lo ha detto per proteggerti.- scandì Thor. Da secoli
litigavano sempre sullo stesso dettaglio e, di nuovo, nonostante
Asgard fosse ormai soggiogata da un usurpatore, si riproponeva la
stessa discussione. Era questo che voleva Loki? -Nostra madre non è
l'unica che ti ha sempre voluto bene, anche Odino era affezionato ad
entrambi. Ad entrambi! Eravamo principi a cui prima o poi sarebbe
spettato il trono e, per quel che mi interessa, sarebbe stato tuo.
Anche Frigga sarebbe stata contenta, e pure Odino. Finalmente un non
guerriero sul trono, ma qualcuno che avrebbe governato con acume. Ma
ti sei lasciato mangiare dalla gelosia, dall'odio... sei... io non lo
so cosa sei diventato, un cancro per Asgard.- non giunse nessuna
risposta e Thor riprese parola -Tutti ti amavamo. Anche Odino.-
-Avrei
potuto accettarlo.- mormorò Loki -Odino non me lo ha detto perché
voleva usarmi e tu lo sai, ma lo avrei accettato se solo tu non te ne
fossi andato in guerra da un giorno all'altro, lasciandomi indietro.-
-Avevi
altre incombenze.- bofonchiò a denti stretti.
-Tu
mi hai lasciato indietro.-
-Dovevi
visitare il Regno delle Norne...-
-Tu
mi hai lasciato indietro!- scandì l'Ingannatore. Il Dio del Tuono
continuò a riservargli espressioni confuse -Mi hai lasciato da solo.
Tu sei andato ad imparare la guerra, e io ad imparare la magia e
quando ci siamo rivisti, tu mi hai lasciato da solo.-
-Ogni
volta che festeggiavamo ero io ad invitarti...-
-E a
prenderti gioco di me insieme ai tuoi amici. Dimmi, fratello, quante
volte mi hai difeso dallo scherno della tua adorata Sif?-
-Scherzava,
scherzavamo...-
-Credi
che io non sappia come ti ha sempre messo in guardia nei miei
confronti? Credi che non ho visto il tuo atteggiamento mutare
inesorabile, facendosi sempre più sospettoso e distaccato? Solo
perché quella biondona tutta muscoli ti diceva che avevo qualcosa
che non andava, che la mia stirpe è maledetta e presto io sarei
stato un pericolo. Prima mi hai insultato rinfacciando queste stesse
cose, o mi sbaglio?- Loki scostò la lancia dal collo di Thor
-Tornavi solo per chiedere il mio consiglio o aiuto per un'impresa
che voi da soli, senza magia, non sareste mai stati in grado di
compiere. E poi ti lamentavi insieme a Sif e ai tuoi amici che io non
stavo facendo niente per Asgard, ignorando quanto invece mi stessi
impegnando a tessere intrighi a favore del nostro regno e di tuo
padre.- la delusione era cocente, i secoli non erano mai riusciti a
smorzarla. Nella mente si era ripetuto molte volte quel discorso, ma
esprimerlo ad alta voce generava più vergogna in lui di quanta, ne
era certo, avrebbe generato ai responsabili. Non aveva fatto
abbastanza, non aveva mai fatto abbastanza per incontrare
l'approvazione di Odino e di suo fratello.
-Eravamo
giovani.- mormorò Thor.
-Ora
mi prenderò ciò che mi è dovuto.-
-Ti
sei già impossessato del trono.-
-Che
me ne importa del trono? È solo una sedia più scomoda di altre.-
sogghignò il Laufeyson lasciando andare la lancia di Odino. L'arma,
lo scettro regio, cadde con fragore, come il più inutile e
insignificante degli oggetti.
-Allora
cosa...? Cosa il Dio degli Inganni vuole più del trono di Asgard?-
cercò di fingere scherno, ma dalle sue parole trapelò solo
agitazione.
-Thor.-
Loki scrollò il capo compatendo la sua ingenuità.
-Che
vuoi?-
Il
sovrano roteò lo sguardo e tolse la pelliccia, appoggiandola sullo
schienale dello scranno. Aveva sperato davvero che quello scimmione
di suo fratello riuscisse a capire che aveva già risposto alla sua
domanda.
-Come
molte altre volte, il tuo cervello non ci arriva, eh? Come molte
altre volte.- ripeté Loki con amarezza. Diede un calcio all'asta
della lancia, mandandola lontano e si avvicinò al prigioniero.
-Di
cosa stai parlando? Basta con i tuoi giochetti, con i giri di parole
e... e tutto quello che fai di solito.-
-Con
te le parole sono proprio sprecate.- l'Ingannatore gli afferrò la
gola. Lo costrinse a sollevare il viso. L'espressione del guerriero
era stanca, rabbiosa, confusa. Ora Thor condivideva gli stessi
sentimenti che lui provava da secoli. Non poteva permetterseli, si
disse il Dio degli Inganni. Non poteva permetterseli, non dopo essere
stato l'amato e incredibile Dio del Tuono che tutti avevano riverito
per secoli. No, non poteva permetterseli.
Serrò
la presa sulla gola, le unghie incisero la pelle, e premette con
forza le labbra su quelle del fratello, coinvolgendolo in un bacio
rabbioso.
“Cosa
sta facendo?” si chiese Thor impietrito, senza la forza di
respingerlo o almeno impedire alla lingua di Loki di farsi strada
nella sua bocca. Non aveva mai preso in considerazione un'eventualità
simile. Fratelli, fratellastri, nemici. Ora la stessa persona che si
era alleata con la feccia dei Nove Regni per rovesciare Odino, lo
stava baciando.
La
situazione era talmente folle da togliergli le forze come mai gli era
accaduto e, quando Loki finalmente si ritrasse, non riuscì a fare
altro che fissarlo ammutolito, con ancora più confusione.
-Lo
ho detto, con te le parole sono sprecate.- il sovrano gli lasciò la
gola e tornò dritto. Tolse la tunica verde e nera, la appallottolò
e la gettò sullo scranno.
-Fratello...-
-Ti
garantisco che capirai appieno ciò che voglio.-
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